\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \sl240 \f1 \fs24 In Germania lÆinvestitura temporale precedeva quella spirituale, al contrario che in Italia: quindi il controllo del sovr
ano sulla Chiesa tedesca rimaneva, anche dopo il concordato di Worms (1122), abbastanza saldo. Era invece ancora del tutto in piedi il problema di sottomettere allÆautoritα centrale lÆaristocrazia.\par
La partita tra lÆaristocrazia e il re di Germania û
che in quanto tale, inoltre, era lÆimperatore designato û fu giocata soprattutto intorno alla questione della natura elettiva della funzione sovrana. A Enrico V infatti non fu chiamato a succedere sul trono dai principi tedeschi il duca di Svevia Federi
co, nipote del sovrano defunto e suo successore naturale, bens∞ Lotario di Supplimburgo, con il risultato che durante tutto o quasi il suo regno (1125-37) questi dovette fare i conti con la ribellione degli Svevi. Alla morte di Lotario, lÆidentica volont
α di sventare la trasformazione in senso ereditario della corona regia port≥ lÆaristocrazia a non rispettare la volontα del defunto, che aveva designato suo genero Enrico il Superbo, duca di Sassonia, e ad eleggere invece Corrado III di Hohenstaufen, cap
o del partito svevo. Erano cos∞ gettate le basi per la dura lotta per il controllo della corona tra la casa di Svevia û i cui sostenitori, dal nome del castello di Waibling, furono detti \i Ghibellini û \i0 e quella di Baviera e Sassonia, ovvero il parti
to dei \i Guelfi\i0 , i discendenti di Guelfo duca di Baviera; una lotta che dur≥ per tutto il regno di Corrado (1138-52), prima di essere solo temporaneamente bloccata sotto Federico I Barbarossa (1152-90).\par
Lo sforzo degli Hohenstaufen fu quello di
costruire un forte potere centrale, utilizzando per lÆamministrazione elementi ad essi legati û prendendoli in modo particolare dal gruppo dei \i ministeriales\i0 (che formalmente erano dei non liberi, ma che in questÆepoca si elevarono fino al livello
di piccola nobiltα cavalleresca) û, e inserendo lÆaristocrazia tedesca in una ferrea piramide feudale che aveva al suo vertice il sovrano. Fu appoggiata anche la costruzione di vaste signorie territoriali affidate a vassalli fedeli, come i Babenberg, ch
e in un primo tempo ottennero la Baviera e poi û quando questa fu restituita alla casa di Sassonia û videro la loro contea dÆAustria trasformata in ducato ereditario.\par
Se sul versante meridionale gli Hohenstaufen rafforzarono la loro posizione, lo st
esso non pu≥ dirsi per il nord-est, la vitale frontiera tedesca in espansione verso le terre slave, dove in quello stesso periodo erano altri i poteri che contavano: quello del margravio Alberto lÆOrso, che nel 1142 ottenne in feudo la marca del Brandebu
rgo, e quello del duca di Sassonia, il guelfo Enrico il Leone. Tornato dalla sfortunata seconda crociata (1147-49), Corrado si riconcili≥ con Enrico, che da parte sua aveva lanciato una vera crociata contro gli Slavi pagani, Vendi e Abodriti (1147). Comi
nciava ad assumere cos∞ una propria fisionomia un vero stato territoriale guelfo, che dalla Sassonia giungeva alle terre al di lα dellÆElba, strappate agli Slavi non solo con le armi, ma anche con una massiccia penetrazione contadina proveniente dalla Re
nania, dalla Franconia, dalla Turingia, dalla Sassonia e dai Paesi Bassi: i contadini (detti \i ospiti\i0 ) erano insediati al centro delle terre da dissodare, in nuovi villaggi û riconoscibili ancora oggi dai suffissi \i -feld\i0 , \i -dorf\i0 , \i -reu
Accanto ai villaggi, nacquero anche vere e proprie cittα nuove, nei casi in cui allÆinsediamento contadino si un∞ quello dei mercanti t
edeschi. ╚ lÆinizio del \i Drang nach Osten\i0 , che porterα contadini, cavalieri e mercanti tedeschi a rigermanizzare la parte orientale della Germania, slavizzatasi nei primi secoli del Medioevo, insediandosi profondamente nel cuore dellÆEuropa orienta
le e cambiandone profondamente la fisionomia, rurale ed urbana.\par
NellÆambito di questa poderosa crescita della Germania settentrionale va inquadrata la fondazione di Lubecca (1143) voluta da Enrico il Leone. La cittα divent≥ il principale porto di sm
istamento delle merci del Baltico quando a Visby, nel 1161, venne fondata lÆHansa, la lega mercantile delle cittα tedesche del nord. Impegnato, invece, duramente in Italia, contro i nuovi e ormai consolidati poteri comunali e contro lÆopposizione papale
ad unÆaccresciuta presenza germanica nella penisola, Federico Barbarossa dal canto suo fall∞ nel suo tentativo di creare, tra Italia settentrionale e Germania, un blocco capace di fare da efficace contrappeso allÆevoluzione del settentrione tedesco. La s
confitta di Legnano contro la Lega Lombarda (1176) ridimension≥ le ambizioni di Federico sul versante italiano, e quasi automaticamente riaccese il conflitto con Enrico il Leone. Questi tra lÆaltro si era rifiutato di fornire allÆimperatore û Federico er
a stato elevato allÆimpero da Adriano IV nel 1154 û, in occasione della sua quinta discesa in Italia (1174-78), i contingenti previsti dal diritto feudale: Federico in veste di suo superiore feudale process≥ Enrico, lo depose privandolo della Baviera e d
ella Sassonia e lo costrinse allÆesilio (1181).\par
Le conseguenze della deposizione di Enrico il Leone furono gravi. Lo stato guelfo fu smembrato tra numerosi feudatari: la Baviera and≥ ad Ottone di Wittelsbach, la Sassonia fu divisa tra lÆarcivescovo
di Sassonia e Bernardo dÆAnhalt. Scompariva cos∞ un possibile punto di aggregazione per un futuro potere monarchico forte, che si sarebbe potuto costituire su una estesa base territoriale di dominio diretto, che andava dalle Alpi al Baltico alle terre ol
tre lÆElba. In sostanza, la vittoria del Barbarossa sul suo rivale guelfo aument≥ la frantumazione dellÆautoritα pubblica.\par
Per tutta la sua carriera politica in effetti Federico, nonostante la sua alta concezione della maestα imperiale, si comport≥
in Germania come un autentico capo fazione, teso soprattutto a concedere privilegi e favori al fine di costruirsi una clientela che fosse in grado di fornire truppe per le sue spedizioni italiane e di controllare il regno durante la sua assenza. E gli at
ti conclusivi della sua vita dimostrarono che nonostante tutto, anche al di lα della pace di compromesso di Costanza (1183) con i comuni italiani, Federico continuava a pensare ad un destino per la sua casa orientato verso il sud ed il Mediterraneo. La s
ua sesta discesa in Italia ebbe infatti come scopo quello di fare incoronare re dÆItalia suo figlio Enrico e di fargli sposare Costanza dÆAltavilla, ereditiera del regno normanno (1186). Due anni dopo, Federico prendeva la croce a Worms e partiva per la
crociata, la terza, dove trov≥ la morte annegando nel fiume Salef (1190). Suo figlio Enrico VI, trascurando lÆautentica frontiera germanica (quella del nord-est), si impegn≥ in una dura guerra per far riconoscere i suoi diritti sul regno di Sicilia; inco
ronato imperatore nel 1191, dovette poi correre in Germania per fronteggiare una rivolta della grande aristocrazia. Sovrano dai progetti non meno ambiziosi di quelli del padre, Enrico aveva ereditato da questo il sogno mediterraneo, e accarezzava progett
i di impero universale che includevano anche mire su Bisanzio.\par
Ma la sua morte precoce nel 1197 pose fine ai suoi piani e precipit≥ di nuovo la Germania nel turbine della guerra civile tra Guelfi e Ghibellini. La corona fu disputata da Ottone di Bru
nswick, figlio di Enrico il Leone, che fu eletto con lÆappoggio dellÆarcivescovo di Colonia, e Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI e zio del piccolo Federico Ruggero, allora bimbo di soli tre anni, figlio dellÆimperatore defunto. LÆappoggio che papa
Innocenzo III dette ad Ottone non significava ostilitα aprioristica verso la casa di Svevia, se Φ vero che Costanza, morendo, aveva lasciato il figlio alla tutela del pontefice: il regno di Sicilia infatti era vassallo della Santa Sede ed Innocenzo, pur